Con questo articolo vorrei portare alla conoscenza dei lettori un’esperienza che ho vissuto in prima persona.
Ma prima di iniziare vorrei darvi le definizioni di pediatra e pedagogista.
Il pediatra è il medico specializzato nella diagnosi, nella cura e nella prevenzione dei problemi che possono manifestarsi durante gli anni di crescita del bambino, dalla nascita all’adolescenza. Svolge attività che spaziano dalla cura della salute infantile, all’educazione sanitaria.
Il pedagogista invece è lo specialista dei processi educativi, formativi e di apprendimento. Si occupa di sviluppare il potenziale umano e apprenditivo del bambino come dell’adulto, attraverso l’osservazione, l’analisi dei bisogni educativi della persona e la strutturazione di interventi di natura pedagogica.
Io sono una pedagogista, ho un mio studio di consulenza ed ho frequentato i corsi annuali del CPP di Piacenza. Fin da subito mi sono abbonata alla rivista “Conflitti”: gli articoli sono tutti molto interessanti, mi hanno sempre appassionato e sono stati spesso di aiuto nel mio lavoro quotidiano. In particolare, tempo fa, mi ha colpito uno scritto di pediatria, dove si citava il dott. Benjamin McLane Spock, noto medico specializzato in psicologia e pediatria della prima metà del ‘900, figura negli anni anche discussa per i suoi metodi, ma che ha lasciato in eredità un approccio a 360 gradi del bambino. Il pediatra è la figura chiave nella crescita dei bambini e dei ragazzi, ma negli ultimi anni il pediatra è diventando sempre di più solo un medico che cura le malattie, tralasciando gli aspetti pedagogici ed educativi.
E’ qui che ho avuto un lampo e mi è nata l’idea di fare una ricerca nel mio territorio, le Marche, la provincia di Ancona, per trovare un pediatra che accettasse la mia sfida: “le competenze mediche si possono unire a quelle pedagogiche?”.
Sono stata molto fortunata perché la mia sfida è stata quasi subito accettata dalla Dott.ssa Jachnik Jutta.
Superato il primo momento difficile del Covid, appena è stato possibile allentare i rigidi protocolli anti – covid, pur sempre nel rispetto delle norme, abbiamo iniziato questa collaborazione.
Sono ormai tre mesi che con cadenza settimanale mi reco a fare consulenza nello studio pediatrico della dottoressa. Abbiamo affrontato insieme diverse problematiche con grande successo, inaspettato per entrambe. Per fare qualche esempio specifico ci è capitato di dover risolvere la difficoltà della enuresi notturna, tipico dei bambini, in questo caso la dottoressa ha fatto un primo approccio medico, escludendo patologie fisiche, dopodiché sono intervenuta io, come pedagogista, per vedere se ci fossero problematiche di apprendimento o relazionali.
Questo scambio di informazioni tra specialisti diventa un aiuto essenziale per le famiglie. Anche per lo svezzamento, abbiamo visto come questo connubio pediatra e pedagogista abbia funzionato: oltre la parte medica nutrizionale, sul cosa dare da mangiare al bambino, importante è dare la giusta educazione all’alimentazione. Infine un altro supporto importante al pediatra viene dato dal percorso pedagogico, ad esempio, prima di fare certificazioni “invalidanti” che etichetterebbero solo il bambino, escludendo una valutazione educativa.
A conclusione di tutto ciò vorrei ringraziare la dott.ssa Jachnik Jutta per avermi dato la possibilità di fare questa sperimentazione, senza la sua sensibilità scientifica, non avrei mai potuto portare a termine questa idea che si è dimostrata vincente. Alla domanda se la pediatria e la pedagogia è una sfida possibile, posso dire a gran voce “SI!”. E’ stata la dimostrazione di come le famiglie siano in questo modo veramente aiutate e supportate nella crescita e nell’educazione dei loro figli.
Dott.ssa Ada Mastrolorito