«Fenomeno homeschooling, l’Italia della scuola fai da te: “Dello Stato non ci fidiamo” Un boom partito dagli Stati Uniti che adesso si sta diffondendo rapidamente anche da noi malgrado le difficoltà burocratiche.
In Canada alle famiglie che formano i figli a casa sono garantiti il supporto di un consulente e mille euro di contributi all’anno per ciascun minore. Biblioteche, musei, mostre, teatri offrono ai genitori convenzioni, materiali, progetti appositi e personale formato per la didattica». Fonte: La Stampa 06/02/2017
Mentre alcuni genitori si occupano interamente dell’istruzione scolastica dei loro figli a casa, integrandola con corsi online, lezioni private di esperti e programmi di arricchimento proposti nella loro comunità. Ecco perché nasce anche nel mio studio la possibilità di seguire dei corsi che permetteranno ai vostri figli di svolgere il programma scolastico delle scuole primarie. Ma siamo anche consapevoli che non tutti i genitori si sentono di affrontare il programma scolastico in modo efficace. Soprattutto adesso che è stata introdotta l’obbligatorietà da parte della famiglia che pratica l’homeschooling, di far fare gli esami annuali ai bambini per accedere alla classe successiva e soprattutto per riuscire a superare quello della classe V° primaria.
Ma un’altra motivazione, anche se non prioritaria né esclusiva, si trova nel 25% dei bambini in età 6-11 anni di ogni estrazione sociale che vengono diagnosticati con i disturbi dell’apprendimento solo perché spesso non riescono a inserirsi in ambito scolastico o perché hanno difficoltà di relazione con insegnanti non adeguatamente preparati o perché non capaci di proporre una didattica adeguata.
La questione poco chiara dei disturbi dell’apprendimento (difficoltà dei bambini o incompetenza dei docenti?) porta a conflitti continui tra famiglie e insegnanti, le prime perché sostengono giustamente che i propri figli non hanno alcun problema cognitivo, i secondi perché il “problema”, di qualunque natura sia, se lo vogliono levare dalla classe scaricando il bambino al logopedista o all’insegnante di sostegno.
C’è tutta una cultura per cui si pensa che sì, in fondo la scuola primaria è solo la prima alfabetizzazione e allora si può fare un po’ come viene, la può insegnare chiunque, perché tutti sanno leggere scrivere e contare.
Questo pensiero è l’errore più grosso che si possa fare, perché il 90% del futuro scolastico del bambino mette radici nei primi anni di scuola.
I primi due anni di scuola sono fondamentali per i bambini: la loro autostima mette radici in questo periodo ma solo se i bambini riescono a lavorare portando avanti serenamente il proprio apprendimento, in caso contrario cominceranno a pensare di non farcela e avranno più difficoltà poi a recuperare: «bisogna imparare a fare il tondo per la a o la o, bisogna imparare a costruire i ricci e i fiocchetti della b, della f, della p o l’h. Bisogna imparare a scriverle separatamente e poi unendole nelle sillabe o trisillabe ricordando la lettera e associandola al suono». Potrà sembrarvi una sciocchezza insegnare le prime letterine e paroline ai vostri figli, ma se viene sbagliato il metodo e l’approccio, poi avremo bambini con difficoltà di apprendimento. «Bambini che hanno una corretta relazione/didattica con l’insegnante nei primi due anni di scuola primaria, porteranno avanti la stessa fiducia in se stessi che si sono costruiti, anche se gli insegnati successivi non saranno più pienamente all’altezza».
Classi 1^ e 2^ primaria, decisive per il rendimento scolastico.