Mettetevi il grembiule… altrimenti prendete il coronavirus!
Il titolo di questa riflessione è tratto dall’esclamazione di un’insegnante di scuola primaria, riportatami da una bambina in sede di colloquio.
Mi auguro vivamente che sia la manifestazione sconfinata della fantasia dei bambini, altrimenti c’è da preoccuparsi…seriamente!
L’impatto delle misure di quarantena sui più giovani.
Prima dell’apertura delle scuole, le situazioni famigliari alle prese con le misure di quarantena hanno affrontato una situazione inedita di sfide e stress.
A risentirne in modo più acuto sono stati per lo più i bambini e ragazzi, a confermarlo una serie di studi sociologici condotti dall’Istituto Pediatrico Gaslini di Genova, evidenziando come:
“[…] nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. Per quel che riguarda i bambini al di sotto dei sei anni i disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno (si è parlato di «jet lag domestico») e disturbi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione).”
Questi dati sottolineano come la situazione di confinamento abbia determinato una condizione di stress notevolmente diffusa su tutti i membri della famiglia (genitori e figli senza distinzioni) con ripercussioni significative a livello della salute fisica e non solo: anche la salute emozionale e psichica del nucleo familiare ha subito conseguenze negative.
La fase due e la riaperture delle scuole.
Successivamente con la riapertura della scuola (e non solo….), si è voluto dare una parvenza di “normalità”, tuttavia con la successiva documentazione sanitaria nella scuola, a mio avviso, sono state emanate normative troppo restrittive.
Perché “imprigionare” un bambino nel banco dal perimetro delimitato, se siamo a conoscenza dei relativi (se non minori) rischi per i bambini di contrarre il virus?
Dal punto di vista sanitario è riconosciuto che i bambini non si ammalano nel modo degli adulti e non sono contagiosi come gli adulti. Di fatto la pandemia non li ha riguardati. Appare pertanto assurdo questo accanimento sulla Scuola.
Se poi alle normative aggiungiamo la poca creatività del personale docente (soprattutto nella scuola dell’infanzia e primaria) …..ecco che si delinea uno scenario a dir poco allarmante.
Cosa stiamo trasmettendo ai nostri bambini?
In che modo stiamo mostrando la felicità di tutti di essere usciti dalle nostre abitazioni sani e salvi?
Il ritorno a scuola, al catechismo, in palestra ….deve essere una festa! Non possiamo permetterci di essere coautori di uno scenario di paura e terrore (soprattutto se psicologico).
Dobbiamo favorire la socializzazione dei nostri bambini e ragazzi, ed evitare ogni possibile forma di isolamento.
Fiduciosa nelle competenze genitoriali e degli insegnanti, credo che l’idea di fondo in comune debba essere:
“La Scuola non è un focolaio di contagio, ma una fiamma di rinascita per un nuovo inizio”.