Oggi vorrei affrontare un tema che è di forte attualità ed è strettamente collegato con la società moderna: l’invecchiamento del cervello.
Il cervello è l’organo dove si avvertono di più i segnali di invecchiamento, spesso a partire già dalla giovane età: difficoltà di concentrazione, apprendimento, memoria, calcolo, comprensione di un testo, sono solo alcuni dei sintomi che in alcuni casi sono oggetto di battute tra gli amici, anziché essere considerati campanelli d’allarme.
Negli ultimi anni l’incidenza delle patologie neurodegenerative e della demenza senile, sta aumentando sempre di più nei Paesi occidentali, parallelamente al progressivo invecchiamento della popolazione.
Per capire meglio di cosa parliamo, iniziamo subito con la definizione di questo termine, preso dal sito www.treccani.it: l’invecchiamento celebrale inizia, paradossalmente, in giovane età. Lo sviluppo del sistema nervoso prende avvio verso la terza settimana di vita embrionale, con la comparsa della placca neurale e procede ben oltre la nascita. L’encefalo raggiunge il pieno sviluppo verso i 20-25 anni ed i test di misurazione dell’intelligenza mostrano il massimo rendimento proprio in questo arco temporale.
Un dato emerge in tutte le culture e contesti sociali: la scolarizzazione nei primi anni di vita aumenta il margine di sicurezza e ritarda l’inizio del deterioramento. Il progredire della cultura umana (alimentazione, igiene e conoscenze mediche), consentendo il controllo di molte malattie ed eventi patologici e riducendo drasticamente la mortalità infantile, ha spostato in avanti la durata della vita media, fino agli attuali 60-80 anni della società tecnologica. Ma fino ad ora la tecnologia non è stata capace di bloccare il processo di senescenza cellulare: l’organismo umano declina come quello di tutti gli esseri biologici e l’encefalo declina come il resto dell’organismo.
Cosa si può fare per evitare o ritardare il deterioramento senile?
L’istruzione innanzi tutto: la scolarizzazione diminuisce il rischio di demenza neurodegenerativa; l’esercizio in secondo luogo: fisico, per mantenere attivo il sistema cardiocircolatorio e rifornire di ossigeno i neuroni e mentale, per mantenere i neuroni in attività. L’alimentazione, infine, è un’altra possibile area di intervento: la dieta mediterranea, sembra essere efficace per lo meno nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.
Quindi il benessere mentale rispecchia le condizioni di salute del corpo: se il nostro cervello è mantenuto attivo e in salute, invecchierà più lentamente.
Dagli studi effettuati dall’Istituto statunitense per la ricerca della vecchiaia “national institute for aging” si può stilare un decalogo di buone azioni:
1. Il cervello è plastico, quindi stimoliamolo;
2. Cominciamo dalla mezza età ad occuparci dell’attività fisica e mentale del nostro cervello;
3. La memoria è una finestra sulla salute del cervello;
4. Lo stress ha effetti molto negativi sul sistema nervoso, quindi rilassiamoci e non chiediamo troppo al nostro corpo e mente;
5. La routine e le abitudini addormentano il cervello: cerchiamo di variare la quotidianità;
6. Cominciamo per tempo con gli hobby e gli interessi, da coltivare poi in età avanzata;
7. L’efficienza della mente, dipende dall’efficienza del corpo: manteniamo sempre una costante attività fisica;
8. Evitiamo il cibo spazzatura e l’alcol;
9. Conserviamo una buona rete di amicizie, l’isolamento sociale è fattore di rischio;
10. Facciamo quotidianamente esercizi di fitness mentale.
Insomma impegniamoci a mantenere in forma il nostro cervello fin dagli anni della maturità, quando si ritiene di non dover pensare alla vecchiaia, perchè poi potrebbe essere troppo tardi.