Siamo animali culturali, ma ce ne rendiamo conto solo raramente.
Nessun animale oltre noi, ha bisogno del nutrizionista per sapere cosa mangiare.
E non ne abbiamo avuto bisogno per migliaia di anni.
Ma il nostro mondo è divenuto molto complesso, ci sono molti cibi che vengono preparati e conservati e provengono da tutto il mondo (siamo molto fortunati) e dobbiamo imparare a nutrirci al meglio.
Anche la nostra cultura (saperi, informazioni, competenze, linguaggi…) è abbondante, ricca e globale (siamo molto fortunati). E abbiamo bisogno di imparare cosa e come imparare. Il nutrizionista della cultura si chiama pedagogo (o pedagogista?)
Torniamo alla nostra dieta: ricordate gli anni in cui giravano le diete? C’erano diete di ogni tipo, quella ipocalorica, quella chetogenica, quella degli uomini primitivi, quella del brodo vegetale, quella fruttariana… Insomma una grande offerta, una grande confusione. Quale era quella giusta per me?
E finalmente sono arrivati i nutrizionisti che hanno cancellato le diete già predeterminate con l’ascolto degli individui e con la loro responsabilizzazione nel processo di scelta dei cibi.
Non c’è più la dieta perfetta in assoluto, ma c’è la dieta giusta per un individuo.
Questo ci sembra del tutto ragionevole con le diete.
Se invece parliamo di scuola, ci sembra ragionevole affidarci a diete preconfezionate: quotidiani, riviste generaliste, talkshow, social network, instant book, Ministero dell’Istruzione, ministero del demerito… tutti presentano meravigliose formule magico-pedagogiche preconfezionate da pedagoghi, psicologi, filosofi, giornalisti, influencer, preti, scrittori di fantascienza, ex giocatori di rugby…
Ognuno dice la sua. E tutte sono supercalifragistichespiralidose.
E le maestre s’incazzano. E le mamme plaudono. Poi s’incazzano. E le ministre prendono voti con una stretta sul merito. E i consulenti ministeriali s’ingrassano (arricchendo poi i nutrizionisti che sono all’apice della catena alimentare umana).
Sfortunatamente gli studenti restano confusi.
Se invece la/il pedagogista è seria/o fa come il nutrizionista: ascolta gli studenti, ascolta gli insegnanti, progetta con loro scelte comprensibili e condivise che siano corrette per queste persone.
In questi giorni imperversa la polemica sulle valutazioni. Voti? Giudizi? Faccine? Oracoli?
A cosa servono le valutazioni?
A tante cose.
Prima di tutto agli studenti per capire se il loro studio dà i risultati sperati o no.
Poi agli insegnanti, per capire se il loro lavoro è produttivo.
Poi ai genitori, per avere un sunto di cosa fa la propria prole a scuola.
E poi ai nonni, per valutare l’entità della paghetta… E così via.
Ma studenti e insegnanti sono quelli che ne beneficiano di più.
La valutazione deve quindi essere uno strumento valido per loro, innanzi tutto.
Non per i talkshow e nemmeno per gli psichiatri.
E, tutto sommano, nemmeno per il ministero del demerito.
Ma chi sono loro? Chi sono questi studenti e questi insegnanti? Sono semplicemente quelli che esistono nella classe, nella scuola, nella città di tua/o figlia/o.
Tutto il resto è dieta preconfezionata.